Il libro di Kells – Bernard Meehan

Il libro di Kells
Bernard Meehan

Il Libro di Kells, conosciuto anche come Grande Evangeliario di san Columba, è un manoscritto miniato, realizzato da monaci irlandesi intorno all’800 nell’ambito dell’arte insulare. Per l’eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua bellezza, questo esempio dell’arte irlandese è considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d’arte dell’epoca. Contiene il testo dei quattro Vangeli in latino, accompagnato da note introduttive ed esplicative, il tutto corredato da numerose illustrazioni e miniature riccamente colorate. Attualmente è in mostra permanente alla biblioteca del Trinity College di Dublino, dove porta la segnatura MS 58.

Il libro di Kells contiene i quattro Vangeli, preceduti da prefazioni, sommari e concordanze. Il testo è scritto con inchiostro nero, rosso, purpureo e giallo in maiuscola insulare; oggi il libro consta di 340 carte, o folia, la maggior parte delle quali è parte di più ampi fogli, i bifolia, piegati in due e raccolti e cuciti assieme in fascicoli. Alcuni fogli sono inseriti nei fascicoli singolarmente.

Si ritiene che circa 30 carte siano andate perdute; quelle superstiti sono raccolte in 38 fascicoli, comprendenti dai quattro ai dodici fogli; i fogli con le decorazioni più importanti sono spesso fogli a sé stanti; in alcune pagine sono ancora visibili le linee tracciate per guidare l’amanuense nella scrittura. La pergamena è di alta qualità, sebbene lo spessore delle singole pagine sia molto diseguale: alcune sono tanto spesse da essere come cuoio, altre così sottili da apparire traslucide. Le dimensioni attuali del libro sono 330 per 250 mm, ma questa dimensione standard fu loro data solo nel corso dell’operazione di rilegatura eseguita nel XVIII secolo. Ogni pagina di testo contiene dalle 16 alle 18 righe di scrittura. In generale il manoscritto mantiene una buona condizione.

Il libro, così come è preservato, contiene il testo completo dei Vangeli di Matteo, Marco, Luca e quello di Giovanni sino al capitolo 17, 13; i quattro vangeli sono preceduti da prefazioni. Il resto del Vangelo di Giovanni e una parte non meglio nota del materiale prefatorio fu perduta forse in occasione del furto che il libro subì nell’XI secolo.

La prefazione ancora esistente comprende due frammenti delle liste dei nomi ebraici contenuti nei Vangeli, le Breves causae, gli Argumenta e le tavole canoniche di Eusebio di Cesarea. È probabile che, come nei Vangeli di Lindisfarne, nel Libro di Durrow e di Armagh, la parte perduta comprendesse la lettera di san Girolamo a papa Damaso I, conosciuta come Novum opus, in cui Girolamo espone lo scopo della sua traduzione. È anche possibile, sebbene meno probabile, che ci fosse anche la lettera di Eusebio, conosciuta come Plures fuisse, in cui si spiega l’uso delle tavole canoniche.

Ci sono due frammenti delle liste dei nomi ebraici: una sul recto del primo foglio superstite e una nel folio 26, che è attualmente inserita al termine della prefazione a Giovanni. Il primo frammento contiene la fine della lista del Vangelo di Matteo, che doveva richiede al principio probabilmente altri due fogli; il secondo frammento contiene circa un quarto della lista di Luca, che doveva estendersi su altri tre fogli; la struttura del fascicolo sembra inoltre indicare che la sua attuale collocazione non è quella originale. Delle liste di Marco e Giovanni invece non vi sono tracce.

Le Breves causae e gli Argumenta appartengono a una tradizione manoscritta precedente alla Vulgata. Le Breves causae sono i sommari della traduzione della Vetus Latina dei Vangeli, e sono divise in capitoli, che, come i numeri delle tavole canoniche, non furono mai inseriti nel testo dei Vangeli. Tale inserimento in ogni caso appare problematico, dal momento che la numerazione faceva riferimento alle vecchie traduzioni della Bibbia, che sarebbe stato difficile armonizzare con il testo della Vulgata. Gli Argumenta sono collezioni di leggende attorno agli Evangelisti. Le Breves causae e gli Argumenta sono sistemati in un ordine inconsueto: prima le Breves Causae e gli Argumenta di Matteo, quindi quelli di Marco, e in seguito, stranamente, gli Argumenta di Luca e di Giovanni, seguiti dalle Breves causae relative. Questo ordine anomalo si incontra ugualmente nel Libro di Durrow, sebbene in quest’ultimo le parti relative agli ultimi due evangelisti si trovino, staccate, alla fine del volume, mentre negli altri evangeliari insulari ciascun vangelo è preceduto dal proprio materiale prefatorio. Tale coincidenza con il Libro di Durrow ha indotto lo studioso Thomas Kingsmill Abbott a concludere che lo scriba di Kells abbia seguito il Libro di Durrow, o un comune modello.

Il primo elenco frammentario dei nomi ebraici è seguito dalle tavole canoniche di Eusebio di Cesarea. Queste tavole, anteriori al testo della Vulgata, furono sviluppate per poter fare riferimenti incrociati ai Vangeli. Eusebio divise i Vangeli in capitoli e quindi creò delle tavole che consentissero al lettore di trovare la collocazione di un qualunque episodio in ciascuno dei Vangeli; queste tavole si trovano nella maggior parte delle copie medioevali dei Vangeli. Le tavole del libro di Kells sono quasi inutilizzabili poiché lo scriba le condensò in maniera tale da renderle confuse; in aggiunta, i numeri dei capitoli non furono mai aggiunti a margine del testo, rendendo impossibile trovare le sezioni a cui il Canone fa riferimento. La ragione per cui la numerazione dei capitoli non fu mai inserita è incerta: forse si tratta di una parte del lavoro lasciata incompiuta, o forse tale aggiunta non venne fatta per questioni estetiche.

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