“Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” recitava un famosissimo aforisma di William Shakespeare.
Cos’è dunque il sogno e di cosa è fatto? Qual’è la sua sostanza? Secondo il grande scrittore inglese, l’ essere umano è costituito della stessa sostanza atomica del sogno e della materia che ci circonda.
Shakespeare non andò molto lontano rispetto alle moderne teorie attuali legate alla scienza o alla fisica quantistica.
Secondo le neuroscienze, è possibile accedere al sogno, investigando sui meccanismi cerebrali antichi che s’innestano nel nostro sistema limbico, per poi spostarsi in altre aree più evolute. Infatti, la corteccia pre-frontale dorsale laterale, responsabile del controllo razionale e della volontà, viene sostanzialmente de-attivata durante il sogno, mentre rimangono attive le aree legate all’immaginazione.
La materia del sogno ha da sempre ispirato poeti, artisti, astronomi, astrologi, fino a spingersi dall’ambito della scienza ad un ambito maggiormente esoterico, come se vi fosse presente un invisibile trait-d-union tra di essi.
Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, definì il sogno come la realizzazione allucinatoria durante il sonno di un desiderio rimasto inappagato durante la vita diurna, un’ elaborazione del materiale che abbiamo incamerato durante il giorno, da ciò che abbiamo visto ed esperito. Sogno come segno per accedere ad altro significativo, magari rimosso o considerato inaccettabile dalla coscienza e al contempo desiderato.
Nella posizione di Carl Gustav Jung, invece, posizione che determinò la scissione da Freud, il sogno cessa di essere un semplice ‘appagamento camuffato di un desiderio nascosto‘, quindi da segno diviene simbolo, o sarebbe meglio dire un viatico per i simboli, per quell’enorme contenitore psichico che è l’inconscio collettivo, contenitore delle immagini archetipiche e simboliche comuni a tutta l’umanità.
In Jung il sogno diventa agente di trasformazione, proprio perché è il simbolo esso stesso agente di trasformazione.
Il segno, difatti rimanda a qualcosa. Il simbolo attiva profondamente qualcosa a livello interiore.
Ecco perché il lavoro sul sogno, in qualunque tipo di relazione dialogica si presenti, sia che si tratti di terapia, come nel caso dell’ambito scientifico della psicologia e dell’analisi, sia che si tratti dell’ambito esoterico, come in un consulto di carte, o in un approccio runologico, è assolutamente imprescindibile al fine di compiere un viaggio nel profondo.
Se parliamo di Tarocchi, ad esempio, l’arte divinatoria per interpretare i sogni viene chiamata oniromanzia.
Di conseguenza ci poniamo un’ultima, interessante domanda: quando sogniamo dov’è che andiamo? Il livello di coscienza, le onde cerebrali che vengono attivate nel sonno e nel sogno sono materia delle neuroscienze, ma resta pur interessante il fatto di chiederci, nel momento in cui si sogna, se siamo noi ad andare verso il sogno, interpretandone, freudianamente parlando, il suo significato, oppure se è il sogno stesso che viene da noi, punto di contatto fra mondi, in una dimensione limbica, una dimensione di mezzo, in cui nelle creature che lo popolano, è possibile interpretare dei messaggi per il nostro cammino. Simboli attivanti, dunque.
Nella mia esperienza con i Tarocchi e durante un consulto cartomantico, se è desiderio del cliente indagare una situazione grazie anche all’ausilio del materiale onirico, riservo generalmente un ampio spazio a questo tipo di percorso, scendendo e accompagnando gradualmente la persona in profondità, attraverso la foresta di simboli rivelata dal suo inconscio e dal suo stesso vissuto, al fine di una maggior comprensione della situazione che sta affrontando e delle sue dinamiche interiori.
di Samadhi