<<Quando parlo di “oscurità” o di “nube”, non pensare ch’io voglia intendere quelle masse i vapori che vagano nel cielo o quell’oscurità che regna nella tua casa di notte quando la candela è spenta. Questo tipo di oscurità e i nube te li puoi benissimo immaginare con gli occhi della tua mente anche nel più radioso meriggio d’estate, così come nella più buia notte invernale, puoi figurarti una luce vivida e splendente. Non è certamente a questo che io faccio riferimento. Per “oscurità” io intendo una mancanza di conoscenza, proprio come una cosa che non conosci o non ricordi è “oscura” per te, dal momento che non riesci a vederla con l’occhio del tuo spirito. Per questo motivo la chiamo “Nube della Non Conoscenza”, e non nube del cielo: nube della non-conoscenza che si frappone tra te e il tuo Dio.
(…)
E se mai tu dovessi giungere in questa nube e restarvi a lavorare seguendo il mio consiglio, allora, come questa nube della non-conoscenza è al di sopra di te, tra te e il tuo Dio, allo stesso modo devi mettere al di sotto di te una nube d’oblio tra te e tutte le creature. Forse vai pensando di essere troppo lontano da Dio per via di questa nube della non-conoscenza tra te e il tuo Dio: in realtà è più giusto pensare che sei più lontano da Lui quando non c’è nessuna nube d’oblio tra te e tutte le creature>>.
Questo libro meraviglioso, di un anonimo del XIV secolo, è uno dei testi più belli, più chiari e più profondi della Mistica Cristiana.
E’ probabile che sia stato per molti filosofi moderni l’occasione per avere un’ispirazione poi sviluppata in modo originale.